Paolo Orsi arriva in Sicilia, a Siracusa, il 7 settembre 1888, come ispettore agli scavi, musei e gallerie. Ha ventotto anni ma alle spalle può già vantare un ottimo inizio di carriera in un campo che rimarrà sempre prediletto: la ricerca scientifica sulla preistoria. La personalità decisiva per la sua formazione è infatti Luigi Pigorini, il paleontologo che ottiene la prima cattedra in questa materia alla Sapienza, nel 1877.
Il metodo, la determinazione e la sensibilità di Orsi riescono a imporsi in modo dirompente su una realtà piena di contraddizioni: dopo qualche anno, nel 1891, diventa direttore del Museo Nazionale di Siracusa e nel 1907 gli viene affidata la direzione delle tre Soprintendenze che tutelano la Sicilia orientale, con base sempre a Siracusa. Nell’arco di quarant’anni, Orsi rivoluziona le conoscenze in materia di preistoria, conducendo scavi sistematici in siti che restituiscono dati preziosi per ricostruire la storia della civiltà in Sicilia «prima dei Greci», per citare il titolo di un celebre libro di un altro grande studioso, Luigi Bernabò Brea.
Un altro elemento determinante del lavoro di Orsi è la qualità della documentazione che l’archeologo ricava dagli scavi e dalle ricerche: sempre estesa e utilizzabile anche da altri punti di vista. Il risultato sono i centocinquanta taccuini, conservati ancora oggi a Siracusa, in corso di pubblicazione da parte dell’Accademia dei Lincei. I luoghi di Orsi sono tanti: spiccano, fra questi, Megara Hyblaea, Locri, Pantalica, le Eolie, Akrai, Camarina, Morgantina, Lentini, Sant’Angelo Muxaro, ma un’affezione particolare e ininterrotta lega lo studioso al suo contesto di origine: Rovereto e il Trentino. Ancora oggi è viva la sua memoria, con la Rassegna internazionale del cinema archeologico che viene organizzata ogni anno dal Museo Civico di Rovereto.