Il tempo che si avrà a disposizione per visitarla non sarà mai bastevole, conviene perdersi nel labirinto dei vicoli e dei quartieri perché le scoperte possono moltiplicarsi imprevedibilmente.
Il tempio di Apollo è quasi una porta di accesso a Ortigia: rimangono in piedi un paio di colonne possenti, che reggono con i capitelli dorici un frammento esiguo di architrave. È sempre stato, giustamente, in cima alla lista dei monumenti da vedere, soprattutto perché è il più antico dei templi siracusani (secondo Mertens risale al 580 a. C.).
Nel Medioevo, l’edificio fu trasformato in chiesa e poi in moschea e tracce di queste superfetazioni sono ben visibili. Un'iscrizione precisa un nome, Kleomede, e la dedica al dio. Percorrendo via Dione e via Roma, ossia il decumano della città antica, si arriva nella piazza della Minerva. Questo è il centro sacro della polis sin dall’insediamento dei greci e al momento dell’apogeo di Siracusa due templi ionici si fiancheggiavano. Il primo era dedicato ad Atena e oggi è il Duomo, con la sua facciata barocca e le celebri colonne greche inglobate nelle pareti della chiesa, che oggi ospita una cappella affrescata da Agostino Scilla e, in sacrestia, il primo dipinto di Antonello da Messina, un San Zosimo. Il secondo tempio era forse dedicato ad Artemide, ma la sua costruzione sembrerebbe interrompersi con la caduta la tirannide di Gelone.
Dirigendosi verso la marina, si incontra la Fonte Aretusa, luogo di ispirazione per poeti e letterati di tutti i tempi. Meritano anche di essere visitati, quantomeno, la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, che conserva il patrimonio artistico di Siracusa dal Medioevo all’Ottocento, e il Castel Maniace, roccaforte eretta a difesa della città dal tempo dei greci, ma sostanzialmente riedificata da Federico II.