Nel 1895, l’archeologo Paolo Orsi avviò la prima spedizione scientifica a Pantalica, seguita da altre tre campagne fino al 1910. Questi scavi portarono alla classificazione di cinque principali necropoli: nord-ovest, nord, sud, Filiporto e Cavetta, per un totale di circa 3.750 tombe. La necropoli Nord, con 1.500 sepolture, è la più imponente. Orsi esplorò 400 tombe, descrivendone dettagliatamente 109. Le ricerche rivelarono un’evoluzione nei rituali funerari, con una transizione dalla posizione rannicchiata a quella distesa e una maggiore frequenza di sepolture singole. Questo sviluppo suggerisce un cambiamento sociale nella comunità di Pantalica. Tuttavia, Orsi si interrogò sull’assenza di alcune tipologie tombali, comuni in altri siti come Palazzolo Acreide e Caltagirone. Nonostante il grande lavoro svolto, egli ammise di non aver esaurito lo studio del sito, consapevole della sua complessità.
Sessant’anni dopo, Luigi Bernabò Brea riprese le ricerche, evidenziando l’importanza di Pantalica nella preistoria mediterranea. Scoprì strutture come terrazzamenti e costruzioni minori che arricchirono ulteriormente la comprensione del sito. Oggi, grazie alla tutela e ai restauri effettuati, la necropoli di Pantalica rappresenta uno dei più vasti e significativi complessi funerari preistorici del sud Italia, offrendo uno sguardo unico sulla cultura e i rituali della Sicilia protostorica.