Dopo aver esplorato il Parco Archeologico, a breve distanza si trova il museo dedicato a Paolo Orsi, il grande archeologo attivo a Siracusa fra Otto e Novecento.
L’edificio, che si trova all’interno dei giardini che nel Settecento si estendevano nei dintorni di Villa Landolina, è stato progettato su disegno di Franco Minissi, protagonista della museografia italiana dal Dopoguerra in avanti. Si tratta di uno dei musei più riusciti dell’architetto, soprattutto per la sua ambizione didattica. La vastissima selezione di materiali è presentata secondo una chiara divisione, suggerita dallo spazio architettonico. Alle diverse fasi della preistoria e della protostoria è dedicato il settore A: qui spiccano i resti di elefanti nani ritrovati nella grotta Spinagallo, il portello tombale di Castelluccio e i tanti ritrovamenti compiuti nelle necropoli di Thapsos e di Pantalica.
Nel settore B, si segue l’avanzata dei greci in Sicilia, con le tappe che precedono la fondazione di Siracusa: così da Megara Hyblea proviene una celebre Dea Madre (550 a. C.) o da Lentini crateri che sono capolavori di pittura vascolare. Poi si ripercorrere la straordinaria ascesa della polis siracusana, con l’aiuto di mappe di grandi dimensioni che facilitano la comprensione della progressiva urbanizzazione e della dislocazione delle subcolonie a difesa del territorio controllato.
La storia del grande tempio dedicato ad Athena (oggi Duomo di Siracusa), eretto in occasione della vittoria sui Fenici a Himera nel 480 a. C., è raccontata attraverso modelli di ricostruzione e originali che permettono di apprezzare la qualità degli scultori incaricati di eseguire acroteri e gorgoni. È un irradiamento culturale che si può ritrovare davanti alle opere più belle del settore C, dedicato a Gela, Agrigento e alle subcolonie (Camarina, Casmene e Akrai).
Nel settore D, sono notevoli le sculture della Siracusa ellenistica: connettendo inizialmente questi frammenti con le fonti, gli eruditi hanno provato a riscoprire la storia antica della città. Oggi, più di tutti, rimangono impressi nella memoria la Testa di Esculapio, il torso del Castello Eurialo e la Venere Landolina.
Se al termine di questo itinerario, che si percorre in due o tre ore, si intende ancora approfondire, ci sono gli importanti sarcofagi provenienti dalle catacombe (il più bello è quello di Adelfia) o i sepolcri ottocenteschi sparsi nel giardino, fra cui quello di August von Platen.